Oggi, dopo quasi un mese ho riscoperto il piacere di alzarmi
di sabato mattina tardi e fare le cose con calma. Gli ultimi sabati li avevo
tutti trascorsi in alberghi vari col pensiero a cosa dire nel corso di
relazioni a congressi. Per la prima volta mi sveglio e faccio le cose con
calma, senza pensare a slide, giacche, microfoni e bla bla bla.
E così facendo le cose con calma, mi sono accorto che siamo
in autunno. Non è stata solo la pioggia che vedevo e sentivo battere fuori
dalla finestra a ricordarmelo, ma sono comunque stati i miei occhi. Stamattina
mi sono guardato allo specchio e i miei occhi mi hanno ricordato che l’estate è
finita, anche se sto ancora in maglietta. Come ogni ottobre, i miei occhi hanno
cambiato colore. Ieri vedendo un film sentivo che gli occhi e i polpastrelli
delle dita sono l’unica cosa del tutto originale in ognuno di noi, almeno dal
punto di vista fisico-genetico. Non so se sia vero, ma mi sembra una bella cosa
da pensare. Ad ogni modo, i miei occhi, come accade ogni anno, hanno
progressivamente mutato colore, passando da un verde più chiaro ad un più scuro
con venature marroni. D’estate ricorda un’oliva greca, di quelle grosse, polpose,
verde chiaro come il mare. Succede per via del sole e del sale marino. Poi d’autunno
diventano come olive più scure, più sicule, che sanno più di corteccia, impastate
di un marrone di legno di mobili antichi.
E’ un po’ come se i miei occhi fossero stati lì ad attendere
che io mi fermassi e mi accorgessi di loro, mentre cambiavano. “Fatti tutti i
tuoi giri Antonio !.. parla di qua e di là dottore!.. che nel frattempo che tu
parli noi ci prepariamo a ricordarti che è diventato autunno… Il tuo bel tablet
ti segna ogni giorno quanti gradi ci sono e che tempo farà in settimana. Il tuo
bell’ aggeggio elettronico che ti porti sempre dietro e tieni pulito in modo
ossessivo ti segna gli impegni settimanali, e ti dice che l’anno é fatto oramai
di due stagioni, l’inverno e l’estate, con due brevi spazi di vacanza a Natale
ed Agosto, in mezzo alle cose che rincorri. Noi, i tuoi occhi, siamo sempre qui
a ricordarti quanto cambi nel corso dell’anno.. A ricordarti che la tua vita è
fatta ancora di aria e di terra.. e questa aria e questa terra sono pastose.. e
ti cambiano, mentre tu non te ne accorgi..” .
Naturalmente mi è tornato in mente il protagonista di “Uno,
nessuno e centomila” che si guarda allo specchio e scopre di avere il naso
storto.
Ma ancora di più mi è tornato in mente che l’autunno è
marrone. E’ marrone perché è fatto di castagne e di foglie secche. Soprattutto
è marrone perché quando all’asilo mi facevano fare i quadretti con le foglie
secche e il collage, di solito li coloravo di marrone e verde scuro. Ora
capisco che li coloravo come i miei occhi.
E capisco anche che il nostro corpo è un equilibrio
strampalato e sottile tra passato vissuto e futuro immaginato. E questo passato
e questo futuro li mette in contatto con l’ambiente che sta intorno oggi nel
presente. I nostri ricordi di ciò che è stato e i nostri desideri di ciò che
forse verrà si impastano con l’aria, con la pioggia, con la terra di oggi. E
così gli occhi cambiano colore.
A ricordare che cambiamo e restiamo uguali. A ricordare che questi cambiamenti e queste similarità li dovremmo assaporare come la parte più vera di noi.
I miei occhi ogni anno cambiano di colore e sono la firma unica e irripetibile che la natura e la vita hanno scritto su di me.
I nostri ricordi di ciò che è stato e i nostri desideri di ciò che forse verrà si impastano con l’aria, con la pioggia, con la terra di oggi. E così gli occhi cambiano colore.